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IL PUNTO di MARCO ZACCHERA



IL PUNTO   n. 950 del 12 aprile 2024

di MARCO ZACCHERA 

 

Per scrivermi o contattarmi:  marco.zacchera@libero.it

Numeri arretrati sul mio sito www.marcozacchera.it

 

Sommario: Quello che sta succedendo in Puglia (e Piemonte) in casa PD e tra i suoi alleati per la compravendita di voti mi preoccupa, non solo per il metodo ma perché imbruttisce l’immagine di una regione simbolo di un Sud che sembrava finalmente recuperare terreno meglio di altre. Penso che molto si giochi molto in chiave di demagogia (vedi Conte che improvvisamente chiama fuori il M5S da ogni alleanza all’insegna della mancanza di legalità: non se ne erano accorti prima?) ma anche perché temo che -  ancora una volta – il metodo coinvolga più o meno TUTTI, ben al di là delle sigle di partito. Nonostante siano passati decenni da “mani pulite” e ci siano una quantità di garanti, controlli, burocrazia, ANAC, procuratori d’assalto, indagini più o meno politicizzate siamo sempre lì: è sconfortante.

In questo senso ALESSANDRO è un contro-esempio da ringraziare, mentre in Europa “l’orso-Putin” trova nuovi alleati. A chiudere un approfondimento su di un paese che troppe volte non crede più in sé stesso, vedi il ponte sullo stretto.

 

GRAZIE ALESSANDRO!

Pochi lettori credo conoscano Alessandro Dellavedova di Miazzina, un piccolo paese di montagna (364 abitanti) alle spalle di Verbania ed al quale vorrei semplicemente dire “grazie”.  Classe 1934, quest’ anno compie dunque 90 anni e dopo 60 (sessanta) anni ininterrotti in consiglio comunale ha annunciato che non si ricandiderà. E’ stato sindaco del paese, attivo ed impegnato per la sua terra, da sempre un “buon esempio” concreto di come ci si possa impegnare nel modo più completo e disinteressato possibile. Tra tanti tromboni che riempiono gli schermi TV forse lui (e persone come lui) hanno rappresenta la “Politica” nel modo più vero (e non lo hanno fatto neppure Cavaliere).

Grazie Alessandro!

 

SLOVACCHIA: PELLEGRINI - ORBAN II

Se il risultato di un’elezione non piace, più o meno lo si nasconde: in un solo mese dopo il Portogallo anche la Slovacchia ha confermato la sua svolta a destra e sabato scorso ha eletto come suo nuovo presidente Peter Pellegrini (avi lombardi trasferitisi a Bratislava al tempo dell’impero Austroungarico), uomo notoriamente molto scettico sulla guerra in Ucraina. Un bel successo per la linea dell’ungherese Orban che troverà ora nella Slovacchia un alleato prezioso.

Interessante che in merito Rai 24 si sia limitata a commentare che il neo-presidente “opererà per la pace in Ucraina” il che non aiuta certo a spiegare al teleutente italiano che per Pellegrini la pace in Ucraina si ottiene bloccando gli aiuti a Kiev. Tra l’altro è strano che mentre la NATO si riarma per la asserita minaccia di Putin proprio due paesi confinanti con l’Ucraina (Slovacchia e Ungheria) scelgano e sostengano la strada opposta.

La Repubblica” online – nella linea di quel buon giornalismo che separa sempre i fatti dalle opinioni – la vittoria di Pellegrini è testualmente data così (virgolette comprese) ‘Un altro “pacifista”, un altro burattino del Cremlino ha vinto una elezione in Europa. Ed è una vecchia conoscenza, quel Peter Pellegrini che ha battuto il candidato europeista e filo-atlantista Ivan Korkok dopo una campagna elettorale votata al populismo nazionalista…”.  Insomma, toni più da “L’Unità” anni ’70 che attuali, ma intanto gli slovacchi, con libere elezioni, hanno confermato di NON pensarla come Bruxelles.

 

Approfondimento: UN PAESE CHE NON CREDE IN SE’ STESSO

Se ne parla da decenni, ma nonostante gli annunci, i rinvii e le continue e consolidate polemiche il ponte sullo Stretto di Messina sembra ancora di là da venire, sommerso dai dubbi, dalle incertezze, dai “non ci riusciremo mai” e dai predicatori di cattive notizie.

La realtà è che il nostro paese sembra non credere più a nulla, soprattutto a sé stesso. Quando leggo le polemiche pro o contro Salvini e chi lo sostiene per quest’opera penso al 13 agosto 1898. Quel giorno a Iselle di Trasquera, un paesino sopra Domodossola, brillarono le prime mine per il traforo del Sempione.

Era l’avvio a un progetto in cui non ci credeva quasi nessuno salvo chi aveva pensato, progettato, finanziato e voluto un’opera tanto colossale. Si chiamavano Alfred Brandt e Karl Brandau, gli ingegneri che dai due versanti avevano dato il via ai lavori per un progetto incredibile per quei tempi (come fu per la strada costruita da Napoleone cento anni prima): un tunnel ferroviario di quasi 20 chilometri capace di forare le Alpi con una galleria che fino ad allora non era mai stata neppure concepita e che rimase per 76 anni il record del mondo, superata negli anni ’80 da una galleria giapponese sottomarina.

Furono impegnati sui versanti italiano e svizzero decine di migliaia di operai venuti da tutte le regioni italiane. Minatori sardi e toscani, contadini che non avevano mai tenuto un piccone in mano, disoccupati, analfabeti e tanti ragazzi. Solo nelle trincee del Carso ritroveremo fianco a fianco uomini così diversi, ma fusi per un progetto impensabile che sotto i loro occhi diventava realtà.

“Rimarranno schiacciati dal peso di oltre 3.500 metri di roccia sovrastante, saranno strappati via dalle correnti calde del sottosuolo e comunque non si può lavorare a 55 gradi!” Rileggendo i giornali del tempo tutto sembrava impossibile ed invece, neppure sette anni dopo, tutto era compiuto.

Alla fine i calcoli manuali dello scavo (e non c’erano i GPS, computer e i satelliti di oggi!) risultarono perfetti: le due gallerie si ritrovarono esattamente a metà strada, dopo 10 chilometri di buio, con uno scartamento di soli sette centimetri e, su circa 15.000 operai impegnati nei lavori, ne morirono solo 42, un niente rispetto ai più di 200 del traforo del Gottardo di anni prima.  

Ci furono inondazioni, incendi, scoppi, epidemie, ma si corse sempre ai ripari organizzando anche migliori condizioni di vita degli operai che ogni giorno trovavano  abiti puliti, toilette semoventi e aspiratori per ridurre la temperatura che superò anche i 56 gradi centigradi. Nacque anche un paese, Balmalonesca, per ospitare migliaia di operai e le loro famiglie, un paese “vero” con case, osterie, la scuola, una chiesa (anzi due, c’era anche quella evangelica) e perfino il parroco, Don Antonio Vandoni, che fu una delle 42 vittime finendo trascinato via dalle acque in piena del torrente Divedra.

Tutto ciò per sottolineare che quando un’opera è davvero voluta si riesce sempre a conquistarla e se per il Sempione furono allora la “piccola” Svizzera e la “povera” Italia fresca di unità (e al tempo non esistevano consorzi e fondi multinazionali, BCE, PNRR ed holding, ma solo fondi privati e buoni del tesoro) anche a Messina – volendolo -  si arriverà alla fine. Il ponte sullo stretto non sarà solo un’opera storica ma soprattutto utile, necessaria se si vuole finalmente collegare la Sicilia all’Europa, se ci consideriamo una nazione davvero degna di stare nel G7. Per carità, so benissimo che la Salerno-Reggio Calabria più a nord è un colabrodo, che ci sono altri mille problemi logistici e tante strettoie, ma almeno risolviamo un problema (il principale) e forse sarà allora più facile risolvere gli altri.

Fermarsi adesso sarebbe ridicolo, anche perché significherebbe ignorare cosa avviene nel mondo.

A Dubai trent’anni fa c’era solo sabbia ed oggi il Burj Khalifa è il grattacielo più alto del mondo. Costruzione indigesta agli ecologisti ed opera faraonica ed inutile? Sta di fatto che l’anno scorso la città più visitata al mondo da turisti stranieri non è stata più Parigi ma proprio Dubai e - se qualche invidioso cugino d’oltralpe avanza dei dubbi - i trend di crescita sono chiari e Dubai lo sarà nettamente quest’anno.

Allo stesso modo da Hong Kong non si va più a Macao con un aliscafo ma – volendo - con un ponte di oltre 50 chilometri. D'altronde chi andrebbe a raccontare agli abitanti di Copenaghen di chiudere il ponte con Malmoe, in Svezia, perché non serve, o a quelli di Istanbul che i Dardanelli si dovrebbero ancora attraversare in traghetto? Ormai Europa ed Asia sono connessi con più ponti sul Bosforo senza problemi, così come decine di isole nel mondo.

Anche considerando solo i ponti a campata unica (a più campate il ponte più lungo è quello di 165 chilometri costruito per l’alta velocità Pechino-Shangai) costruire un ponte tra Calabria e Sicilia è nell’ordine delle cose e non ditemi che in Turchia, in Giappone o in Cina non ci siano tsunami e terremoti!

Serve piuttosto coraggio, orgoglio, volontà: per una volta in Italia vogliamo crederci ed essere “avanti” o almeno un po' meno di retroguardia, con magari anche un po' di “spirito di patria” ?

 

BUONA SETTIMANA A TUTTI                              MARCO ZACCHERA  

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Quando mi capita di raccontare…
Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze..... (continua)
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Il NUOVO LIBRO di MARCO ZACCHERA.....


E’ uscito un mio nuovo libro  “ GENTE DI LAGO: storie e racconti  del Lago Maggiore”
In 164 pagine - tutte a colori - ricordi, personaggi, storie e curiosità della zona del Lago Maggiore e delle sue valli, insieme ad oltre un centinaio di foto storiche, quasi tutte inedite. Una testimonianza interessante della vita sulle rive del Verbano in tempi quasi dimenticati, un omaggio a chi è venuto prima di noi.
Il volume è firmato anche da Carlo Alessandro Pisoni, Ivan Spadoni e altri autori locali che con quest’opera hanno voluto riprendere il successo di “NELLE RETI DEL TEMPO”, una raccolta di foto e testi storici uscita oltre 10 anni fa ed oggi introvabile.
GENTE DI LAGO è in vendita al pubblico a 18 euro, ma i lettori de IL PUNTO possono richiedermi direttamente il libro – se lo desiderano con dedica! - al prezzo ridotto di 16 euro (spese di spedizione comprese) o di 15 euro ciascuna se verranno richieste almeno 2 copie.
Il volume va richiesto direttamente a marco.zacchera@libero.it ricordando di comunicare sempre il proprio INDIRIZZO POSTALE PER LA SPEDIZIONE.
Un bel regalo, per esempio, in vista del prossimo Natale…
 
Marco Zacchera
PUBBLICAZIONE di MARCO ZACCHERA.....


 
L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE ?
 
Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed Immigrazione
 
 
(dall’introduzione..)
 
 
…Mentre in Italia sull’uso improprio della parola “razzista” si montano settimane di polemiche (come per il caso recente del governatore lombardo Attilio Fontana) pochi sanno che in Sudafrica si sta discutendo un emendamento costituzionale con il quale – se approvato – si potranno espropriare i terreni ai bianchi senza indennizzo, ma anche a vantaggio dei cinesi che in Sudafrica per legge sono equiparati ai neri.
 
Un razzismo alla rovescia – ma concreto - di cui non parla nessuno, un esempio di quante poche informazioni si hanno in questo campo
 
Scrivendo queste note (e con il contributo di PAOLA PALMA) ho cercato infatti di trasmettere – piacciano o meno – informazioni corrette, numeri certi, fatti documentati e poche opinioni.
 
Credo di conoscere bene la materia: ho passato tanti mesi della mia vita in Kenya e in Burundi, Uganda, Ruanda, Mozambico, Madagascar e in tanti altri paesi africani lavorando nel volontariato e toccando con mano tante situazioni disperate.  
 
Nell’aprile del 1994 – ero appena stato eletto deputato – per circostanze davvero fortunate non ci ho lasciato la pelle durante una rivoluzione in Burundi.
 
Di immigrazione e integralismo islamico scrivevo già trent’anni fa quando nessuno ci pensava, ma stando in Africa si capiva chiaramente cosa sarebbe successo e puntualmente i disastri si sono verificati. Vi avviso subito che senza sterzate decise andrà sempre peggio.
 
Intendiamoci, credo sia preciso dovere di tutti aiutare il prossimo: è un obbligo morale, cristiano e sociale, ma bisogna farlo con intelligenza, organizzazione, capacità e programmazione altrimenti non solo si finisce in un disastro, ma attecchisce anche la mala pianta della corruzione e dello sfruttamento alimentando rinnovato odio e razzismo.
 
Scopriamo insieme allora i numeri e i costi del fenomeno, la discriminazione nei fatti verso  tanti italiani, le ipocrisie che ci stanno dietro, le ambiguità vaticane, cosa stia effettivamente succedendo in Sudafrica oppure quali divisioni stiano spaccando la Nigeria, ma anche quali rischi concreti porti la mafia nigeriana.
 
Denunciamo finalmente il vorace neo-colonialismo cinese che viene taciuto e sottovalutato, la schiavitù nei paesi arabi e il moltiplicarsi dei musulmani in Europa con il rifiuto da parte di molti di loro ad accettare e condividere i principi costituzionali europei, così come è vergognoso il silenzio europeo sull’Eritrea e soprattutto sui disastri combinati nel mondo da troppe multinazionali senza scrupoli.
 
Se ne parla poco di tutti questi fattori, ma sono quelli che creano le cause che portano poi i poveracci a sbarcare disperati sulle nostre coste o a morire in mezzo al mare.
 
Ecco quindi che nel libro si lanciano proposte concrete e si propongono tutta una serie di dati statistici sconosciuti (perché spesso volutamente nascosti), così come un interessante sondaggio  sull’umore degli italiani con dati, numeri, fatti, circostanze inoppugnabili.  
 
 
Una informazione corretta e soprattutto documentata – anche se magari scomoda, anticonformista, sicuramente poco “buonista”– è però necessaria per portarci a riflettere, un po’ come il medico che ha il dovere di dire la verità al proprio paziente e non raccontargli balle.
 
Una realtà che potrà essere a volte impietosa e crudele, ma che va conosciuta da chi è malato (come lo è la nostra società italiana ed europea) per almeno tentare le cure necessarie alla sua sopravvivenza…
 
 

                                                                                      Marco Zacchera
CHI SONO.....
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Quando mi capita di raccontare…



Scopro che è difficile sintetizzare la mia vita perché mi rendo conto di aver avuto la fortuna di vivere moltissime esperienze.
Sono nato a Verbania, sul Lago Maggiore, in una famiglia che da secoli ha le sue radici all’Isola dei Pescatori che è quindi da sempre la mia prima piccola patria.

Sono stato educato in una famiglia profondamente cattolica, ma da sempre molto aperta al mondo e quindi già da bambino ho sentito  forte il senso della responsabilità.
Da ragazzo sono stato per molti anni uno scout e per stile di vita ho sempre percepito così una attenzione particolare alla natura, all’impegno sociale, al mio prossimo.
Mi sono laureato alla Bocconi in economia aziendale, ma ho lavorato già da giovanissimo negli alberghi di famiglia e poi svolto attività diversissime tra loro ma appassionanti anche perché non mi piace mai stare con le mani in mano.
Dal giornalista al pescatore professionista, dall’assicuratore a gestire alberghi ed aziende visto che sono poi diventato dottore commercialista e revisore dei conti.
Ho sempre amato lo sport (sono stato per tanti anni arbitro di calcio e ancora adesso appena posso vado a pescare sul mio lago o in giro per il mondo) ho compiuto centinaia di immersioni subacquee e poi paracadutismo, parapendio, rafting e rally automobilistici fino al settembre del 2005 quando  mi sono rotto la schiena andando fuori strada durante un rally in Valdossola.
C'è  stata  poi la politica, la mia grande passione. Ho cominciato da ragazzino nella "Giovane Italia" e nel "Fronte della Gioventù" e poi nel MSI-DN, in Alleanza Nazionale e infine nel PDL, almeno finchè è esistito.
Ricordo sempre con orgoglio che nella mia vita mi sono candidato 20 volte nelle più diverse elezioni e che sono stato eletto venti volte su venti: non so quanti altri possano dire altrettanto.
Nella mia famiglia si discuteva tanto di politica anche perché siamo cinque fratelli con cinque idee diverse (estrema sinistra compresa), con mio padre che invece era sempre stato democristiano. Sono cresciuto così nella cultura del dibattito e del confronto, in casa come a scuola, e già da ragazzo guidavo assemblee studentesche in aperta e continua dialettica contro  il “movimento studentesco” di estrema sinistra, anche se la maggioranza taceva e poi – spesso – mi appoggiava nelle assemblee.
Non ho mai partecipato ad episodi di violenza, anche se più di una volta ho sicuramente rischiato anche fisicamente per le mie idee.
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA
Eravamo giovani! Anni 80 Consiglio Comunale VERBANIA

Quando dopo qualche anno di università la Patria si è ricordata di me - allora la naja era obbligatoria – anziché mandarmi tra i paracadutisti - come speravo-  mi ha spedito a Pontebba (Udine), a fare l’artigliere da montagna con il mulo al seguito. Pazienza, da allora ho portato la penna sul cappello (e sono con piacere socio dell’ANA) anziché il basco amaranto.
Quasi alla fine del servizio militare (ed era la prima volta che andavo a votare) mi sono candidato al consiglio comunale della mia città, mi hanno subito eletto e di lì ho cominciato la carriera, cresciuta – è il caso di dire – dalla gavetta: dal comune alla provincia, al consiglio regionale del Piemonte nel 1990. In quegli anni essere di Destra significava lavorare seriamente ma essere emarginati, ritrovandosi spesso da soli in un ruolo di dura quanto difficile opposizione, ma è proprio in quel periodo che ho maturato esperienza e rafforzato le mie scelte per costruire una politica che - allora come oggi - intendevo e intendo trasparente, impegnata e concreta. Amavo ed amo stare in mezzo alle persone, discutere con loro, vivere i loro problemi.
Nel ’94 la mia prima candidatura al Parlamento sostenuta e vinta con l'aiuto di oltre 110.000 piemontesi che mi hanno voluto a Montecitorio, unico eletto di Alleanza Nazionale in tutta la circoscrizione del Piemonte 2. La mia circoscrizione elettorale era composta da ben 7 province ma non ho mai mancato ad un appuntamento, ad un incontro.
Subito dopo l’elezione alla Camera Gianfranco Fini mi ha chiamato ad impegnarmi come dirigente nazionale di partito e sono stato così l’ultimo responsabile del dipartimento Organizzazione del MSI-DN prima della fondazione di Alleanza Nazionale e vi ricordate forse il famoso congresso a Fiuggi – quando è stata fondata AN - che ho organizzato proprio io come segretario generale del congresso.

Mi hanno poi rieletto alla Camera nel 1996 e nel 2001 nel collegio uninominale di Verbania-Domodossola, dove AN e la allora "Casa delle Libertà" hanno quasi sempre conquistato la più alta percentuale regionale. Sono stati gli anni più belli perchè con l'elezione diretta a deputato ero in rapporto diretto con i miei elettori che cercavo quindi di rappresentare bene ogni giorno.
Il mio collegio elettorale era terra di montagna e di laghi, ma non c'è un paese, una frazione e forse anche solo un gruppo di case dove io non sia passato, magari organizzando anche un incontro, un dibattito, una conferenza stando vicino ai problemi della "mia" gente soprattutto quando vi erano momenti di maggiore difficoltà. Organizzavo i miei "Rapporto agli elettori" nelle piazze o nelle palestre, nei saloni dei ristoranti o in quelli parrocchiali e cercavo sempre soprattutto di spiegare con parole semplici cosa succedeva a Roma e perché tante cose non si riuscivano a risolvere, così come per anni ed anni alla TV locale ogni settimana la mia rubrica "Onorevole, permette?" era aperta a tutti.
In quegli anni ho diretto l dipartimento Enti Locali di AN e, dal 2002, sono stato - fino alla fine della storia di Alleanza Nazionale - il responsabile del dipartimento Esteri in contatto (anche perché facevo parte della Commissione Esteri) non solo con moltissime figure politiche mondiali ma  soprattutto con gli italiani che vivono nel mondo.
Dal 2001 fino al 2012 sono stato componente e anche presidente per cinque anni della delegazione Italiana alla UEO (Unione Europea Occidentale) che si occupava di difesa e sicurezza europea e sono stato membro del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
Nel 2005 mi sono nuovamente laureato, questa volta in "Storia delle Civiltà" e sempre a pieni voti con una tesi sui rapporti nel campo della sicurezza tra Unione Europea ed USA dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel 2006 e nel 2008 sono stato rieletto deputato per un totale di cinque legislature e 18 anni passati a Montecitorio.
Leggendo qualcuno penserà ad esagerazioni ed invece no: lavorando seriamente si può fare tutto questo senza molti problemi (senza autista o auto blu!) e sono sempre rimasto stupito come nelle statistiche risultassi uno dei deputati più attivi per interventi o iniziative parlamentari perché davvero non mi sembrava di esagerare, ma solo – appunto – di impegnarmi seriamente visto d'altronde lo stipendio che ci davano e che imponeva impegno e responsabilità.

A parte questi incarichi - e anche se ho ormai terminato questa lunga esperienza - continuo davvero a mettercela tutta soprattutto cercando di stare sempre vicino ai problemi della gente.
Ogni giorno ne scopro di nuovi, dalle piccole questioni personali ai grandi problema della nostra Italia e credo sia un punto d’onore impegnarsi concretamente e con onestà per cercare di risolverne qualcuno toccando con mano preconcetti, sprechi e ingiustizie, qualsiasi sia il ruolo che possiamo ricoprire nella società. Oggi posso solo farlo con la penna, e così pubblico articoli su molte testate giornalistiche.
Da quasi 20 anni  ogni settimana edito "IL PUNTO", un foglio via mail di notizie ed informazioni che mi permettono di spaziare sul mondo e sostenere le mie opinioni a diretto contatto con migliaia di lettori.  (chi lo volesse ricevere mi contatti su marco.zacchera@libero.it)
Bisogna a volte saper prendere posizioni scomode o controcorrente, spesso non comprese e contro le quali vi è a volte preconcetto, ma ne vale sempre la pena perché alla fine gli Ideali veri non sono una utopia, ma devono davvero essere traccia e obiettivo di vita.
Per questo  mi sento un cristiano semplice, che cerca di essere coerente e che crede che il Vangelo ci possa insegnare molto nella vita di ogni giorno, concretamente e ricordando soprattutto quella parabola dei "talenti" che nella vita vanno poi restituiti, almeno raddoppiati, prima della fine del viaggio.


Come ho scritto in uno dei miei libri, "STAFFETTE", che ho dedicato ai giovani di oggi (e che vi invito a leggere perché racconta un po’ tutto di me e della politica di questi anni) non ho mai amato l’apparato del potere, i lussi inutili, gli sprechi di quel mondo falso e senza onore che sta da tempo distruggendo l’anima della gente e la natura intorno a noi.  Concetti che riprendo anche in "INVERNA", un nuovo titolo uscito nell’autunno 2012.
Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare (per ora) in 139 paesi del mondo ma una svolta importante nella mia vita è venuta nel 1980 quando ho iniziato a lavorare in Africa sul Lago Turkana, in un villaggio di poveri pescatori insegnando loro a pescare. Da allora mi sono reso conto che i problemi non sono mai solo personali, ma anche di tutta l’umanità e che dobbiamo essere comunque grati e contenti verso il "Grande Capo" per tutto quello che abbiamo e che troppe volte diamo per scontato.
Per dare una risposta concreta ho così fondato i VERBANIA CENTER che operano dal Kenya al Mozambico, dal Burundi al Sud America e che oggi sono organizzati in un "Fondo" all'interno della Fondazione Comunitaria del VCO. In oltre 40 anni abbiamo realizzato più di 100 iniziative di sviluppo sociale ed investito oltre 700.000 euro.

Dal Darfur all’Afghanistan, dal Burundi a Timor Est, dal Corno d’Africa al conflitto Mediorientale ho anche visto e vissuto direttamente anche i drammi di tante guerre dimenticate,così come la realtà di tantissimi italiani all’estero che meriterebbero ben più attenzione e rispetto e che invece troppe volte in patria non sono assolutamente considerati.
Credo che si debba essere sempre delle persone semplici: il titolo di onorevole o quello di commendatore non mi sono mai piaciuti, non per niente i miei genitori mi hanno chiamato Marco, il che suona molto meglio e se non mi conoscete di persona ed avrete occasione di contattarmi per favore chiamatemi così.
Qualcuno dice che sono stato un deputato e un politico anomalo... non so, io so soltanto che di dentro mi sento davvero sempre il ragazzo di una volta, quello che parlava al megafono tra le urla (o peggio) nelle assemblee studentesche oppure che prendeva la parola solo contro tutti in consiglio comunale e vorrei ancora essere capace di cambiare sul serio, in meglio, questa Italia che amo e la nostra società dove ci sono ancora tante, troppe ingiustizie.
Anno dopo anno, però, ho scoperto che non sono le ideologie a fare le differenze, ma la qualità delle persone e ne ho trovate di valide e corrette in ogni formazione politica.

Anche per questi motivi e poiché volevo personalmente mettermi in gioco  nel giugno 2009 mi sono candidato a sindaco della mia città dove da 32 anni ero consigliere di opposizione e  mi hanno eletto con oltre il 54% dei voti al primo turno, primo sindaco di centro-destra a Verbania dopo 64 anni di sindaci e giunte sempre di sinistra o di centro-sinistra.
E' stata una grande avventura, un onore ed un orgoglio e nel 2012 - anche se avrei potuto rinviare questa scelta - ho anche volontariamente lasciato Montecitorio per svolgere questo incarico a tempo pieno. Per quattro anni ho dato tutto me stesso per la mia città, senza orari né limiti, cercando (gratis) di aiutare e di ascoltare sempre tutti con il massimo impegno possibile. Certo non ho mai fatto discriminazioni di alcun tipo e mi spiace che a volte qualche avversario (ma soprattutto qualche collega di centro-destra) non abbia capito che amministrare una città significa andare ben al di sopra delle opinioni politiche.
Nel 2013 ho scelto di dimettermi da sindaco perchè la mia maggioranza (come il centro-destra a livello nazionale) si era divisa, ma soprattutto sono stato spinto a farlo – e ne ho poi avuto conferma dalle indagini giudiziarie – perché alcune persone a me vicine avevano tramato contro di me diffondendo maldicenze e assurdità: una pagina brutta, una grande sofferenza e delusione che mi ha ferito profondamente.
La “Giustizia” degli uomini mi ha dato completamente  ragione ma mi è rimasto il peso di essere stato costretto a lasciare un incarico al quale tenevo, dove ci mettevo il cuore senza risparmiarmi. Ci tenevo perché mi avevano eletto quei miei concittadini che, a larga maggioranza, mi conoscevano di persona e avevano avuto fiducia in me , passano gli anni ma e' una ferita che non si e' rimarginata.
Ho così concluso la mia carriera elettiva ma ho continuato nei miei impegni perché ci sono infinite cose da fare.
Intanto sono tornato a pescare appena posso sul mio lago e quando vedo le albe ed i tramonti - che spesso sul Lago Maggiore sono fantastici - mi considero sempre davvero un privilegiato, anche e soprattutto perché  ho la fortuna di poter vivere quei momenti.  Quando calo le reti in mezzo al lago mi ritrovo a fare gesti antichi come quelli dei miei nonni e dei miei avi e allora mi sento libero e felice nel profondo. A queste cose ho dedicato  “ NELLE RETI DEL TEMPO” e poi diverse edizioni di “GENTE DI LAGO” libri di storia per ricordare come si viveva sul Lago Maggiore nei secoli scorsi, mentre “LA MOSCHERUOLA” .racconta com’era l’Italia della mia giovinezza.
In un altro libro “L’INTEGRAZIONE (IM)POSSIBILE? -  Cosa non ci dicono su Islam, Africa ed immigrazione”, scritto a quattro mani con Paola Palma, abbiamo cercato di raccontare le tante esperienze in Africa con un serio approccio alle tematiche dell’immigrazione verso l’Europa, un fenomeno importante e che non può essere banalizzato.
Ad oggi non ho più incarichi pubblici se non quello di “Commissario italiano alla pesca per le acque internazionali Italo-Svizzere”  titolo altisonante quanto volontario con il quale e – come già faceva mio nonno quasi 90 anni fa – mi occupo di difendere e tutelare la pesca e l’ambiente dei nostri laghi.
Sono stato anche  nominato, ma  qui torneremmo  in campo professionale, presidente del Collegio sindacale di Finpiemonte, la finanziaria della nostra regione e in altri Enti e società.

Ma questi sono tutti  dettagli, l’importante è non cambiare mai nel profondo mantenendo fede agli impegni di  partenza cercando di aiutare gli altri per  restituire qualche “talento in piu” di quelli che il Grande Capo mi ha affidato alla partenza. Speriamo di riuscirci sempre, lo auguro anche a tutti voi.

In amicizia un saluto, Marco Zacchera...
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